Un popolo di santi, poeti, navigatori e virologi: parte 2

Non è che mi piaccia parlare di coronavirus. È che questa epidemia sta tirando fuori dinamiche interessantissime da osservare.

  • L’accaparramento di risorse. Nonostante sia più che calmo, mi ritrovo con circa 15Kg di pasta. “Ne compro un po’ di più, non si sa mai” è stata la scusa che ho accampato. Pare io sia proprietario di ben 24 maxi-rotoli di carta igienica, equivalenti ad almeno una 50ina di rotoli normali.
  • Lo smartworking. Per fortuna la mia azienda ha saggiamente deciso di lasciarci a lavorare da casa per l’intera settimana. Non sono mai stato così produttivo. Spero che questo esperimento apra un po’ di menti.
  • Le consegne. Amazon dopo una sbandata iniziale consegna tranquillamente. Ho giusto comprato due cavolate arrivate in perfetto orario.
  • Il medico di famiglia. A casa abbiamo avuto l’influenza e siamo in via di guarigione. Il mio medico di famiglia è molto giovane, ma molto smart. Ti telefona, ti manda email, e quando ne abbiamo avuto bisogno l’abbiamo sempre trovato. Un vero baluardo della tanta vituperata sanità italiana. No, il nome non ve lo dico, se no me lo rubate.
  • Gli indesiderati siamo noi. L’ironia qui si spreca. Gli italiani non sono graditi in molte nazioni ormai. Come cambiano in fretta le carte in tavola!

Coronavirus e social network

3 (o 6?) casi confermati in Lombardia e il panico sui social è alle stelle. Su Facebook, visto che ho un po’ di tempo da perdere (sono a casa malato, niente coronavirus), ho trovato un po’ di tutto anche con l’aiuto di amici e colleghi.

  • La caccia all’untore: tutti vogliono I NOMI, che la privacy vada a quel paese
  • La colpa data al governo
  • Razzismo nei confronti dei cinesi
  • Medici della domenica che gridano alla quarantena per tutta la pianura padana e suggeriscono impacchi di vitamina C

Un popolo di santi, poeti, navigatori e virologi.