Ho lanciato fullremote.it senza alcuna pretesa, una paginetta HTML e un tool con un generoso “piano gratuito”. Oggi siamo a 940 iscritti e i numeri sono in costante crescita.
FullRemote.it è una newsletter che raccoglie annunci di lavoro full remote di aziende che assumono anche sviluppatori italiani. Seleziono i migliori annunci manualmente (nessun bot o scraping di siti esistenti) e li confeziono in un’email che mando ogni mercoledì mattina: ogni email contiene circa una ventina di annunci…
Oltra alla newsletter esiste anche un canale telegram. Nel canale posto gli annunci che non trovano spazio nella newsletter e link relativi al mondo del lavoro o dello sviluppo software.
Smart working, lavoro remoto, lavoro da casa… Chiamatelo come vi pare. In questi mesi di lockdown prima e di smart working poi, ho dovuto per forza di cose crearmi un piccolo ufficio casalingo.
Non potevo resistere molto a lavorare dal portatile, quindi sono tornato in ufficio a recuperare un po’ di cose, altre le ho acquistate.
Ecco cosa uso ad oggi, sono abbastanza soddisfatto del setup e sicuramente avrei potuto spendere di più, ma diciamo che non mi lamento.
Audio e video
Cominciamo dal reparto audio/video. Call, meeting… Tutto ormai ruota attorno a webcam, cuffie e microfono.
Partiamo dalla webcam. Ho cercato per settimane una webcam decente online: sparite. Ho risolto in maniera egregia con EpocCam: un’app (disponibile per iOS e Android) un’app che trasforma le fotocamere del vostro cellulare in una webcam Full-HD. Scaricate la trial, per capire se fa al caso vostro.
EpocCam, come dicevo, trasforma il vostro smartphone (e le sue fotocamere da 1000 megapixel) in una webcam wireless fatta e finita. Dovreste installare solo un piccolo driver sul vostro PC (o Mac) per permettere ai due device di interagire.
Con la versione a pagamento otterrete molte più feature: vi sfido a trovare una webcam bella come il vostro cellulare per 8.99€.
Ho montato il mio cellulare su un vecchio cavalletto per macchinette digitali grazie al Manfrotto MCLAMP (un connettore in plastica che permette di montare cellulari su cavalletti fotografici o di usarlo come piccolo cavalletto), e sono super soddisfatto del setup.
Per meno di 250€ non so se sia possibile trovare di meglio in giro al momento. Se proprio vogliamo trovargli un difetto… Le cornici ai bordi sono un po’ spesse, ma ci convivo facilmente.
Ho tutto lo spazio che mi serve, e anche di più.
Mouse e tastiera
Concludiamo la panoramica del mio setup casalingo con mouse e tastiera…
“È evidente che una parte della città è ferma perché qualcun altro non lavora in presenza. Capisco che c’è una necessità di smart working, però non consideriamola normalità.
Se dovessimo considerarlo normalità dovremmo ripensare la città e ripensare la città richiede tempo”.
Sai che c’è Beppe Sala? Basta.
Milano ha campato di storytelling e aperitivi post-ufficio per troppo tempo. Togli a Milano la gente che va a lavorare e cosa rimane?
Il turismo ormai te lo scordi, non puoi contarci fino alla ripresa completa/vaccino.
Il “milanese” non esiste più da 50 anni. Sono (siamo) tutti terroni che lavorano a Milano e quei pochi rimasti sono tutti nella loro casetta ad Alassio e non vanno certo ai Bagni Misteriosi se hanno l’alternativa.
Tantissimi ristoranti, bar, negozi campano con i pendolari, che magari si fermano anche per l’aperitivo, così evitano il traffico della tangenziale.
Di andare al ristorante è passata la voglia, di andare in giro anche, tra mascherine, metri di distanza, ecc…
Cosa rimane a Milano se togli i lavoratori? Rimane una città in gran parte brutta (siete mai stati in Bicocca o in Piazzale Maciachini? O a Corvetto? O anche solo fuori dall’area C?), bar e ristoranti che propongono cibo di merda a prezzi stratosferici e poco altro.
Beppe Sala non è uno scemo e lo sa. Non può vendere Milano se perde i suoi più grossi clienti. Non può sperare di vincere le elezioni (comunali o regionali che siano) se deve ripensare la città.
Lo smart working è qui per restare, le aziende stanno cominciando a capire ora i vantaggi (non solo economici) della cosa. E Milano ha paura.